FOGLIO LAPIS - APRILE - 2014

 
 

In questo momento di crisi delle istituzioni europee e del loro rapporto con gli stati, il progetto di mobilità studentesca che prende il nome dal filosofo olandese conosce un nuovo rilancio – Un'esperienza preziosa  non soltanto perché si sforza di cementare fra i giovani un'identità che scavalca le anguste frontiere nazionali, ma anche perché apre migliori prospettive d'inserimento nel mondo del lavoro

 

Il progetto di mobilità studentesca Erasmus (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), oggi appena ventisettenne, ha rischiato di morire nell'ottobre 2012 quando da Bruxelles è stata annunciata una preoccupante mancanza di fondi. Erasmus ha saputo sconfiggere la crisi con tutta la forza della gioventù e lo troviamo oggi perfino rinvigorito, con le iniziative del nuovo programma Erasmus Plus, attivo a partire da quest'anno. 

Nato nel 1987 tra le braccia della Comunità Europea, la sua sigla coincide con il nome del filosofo Erasmo da Rotterdam, ispirandosi ai viaggi di formazione che questi intraprese sul territorio europeo. Il programma permette agli studenti di trasferirsi per un periodo di studio in un'altra università europea e di avere tale periodo legalmente riconosciuto dalla propria.  Tra i due e i tre milioni di studenti hanno già approfittato dell'offerta, che mette a disposizione dei selezionati una borsa di studio comprensiva della quota di iscrizione all'ateneo e di denaro per le spese di mantenimento.

Lo scambio Erasmus è stato finora possibile anche in alcuni paesi associati all'Unione Europea, come per esempio la Norvegia, l'Islanda, la Turchia e la Svizzera. La Svizzera è stata però recentissimamente tagliata fuori dal progetto, decisione che la Commissione Europea ha preso in seguito al referendum del 9 febbraio, il cui verdetto ha chiuso le porte all'immigrazione su territorio elvetico. Anche le domande dei ricercatori svizzeri per accedere ai fondi del programma Horizon 2020 saranno trattate come quelle di Paesi terzi, quindi significativamente svantaggiate. 

Ma, come accennato, ci sono anche novità positive sul fronte Erasmus. Per esempio le riforme al programma che sono state introdotte nella sua nuova versione: Erasmus Plus. I finanziamenti non sono più devoluti solamente alle opportunità di studio ma estesi anche  ad offerte internazionali di formazione, d'insegnamento e di  volontariato. Si prevede che tra il 2014 e il 2020 saranno ben quattro milioni le persone che avranno modo di beneficiare dei finanziamenti per un periodo di formazione all'estero. Obiettivo del programma è anche quello di incoraggiare la cooperazione tra istituzioni educative, aziende, autorità regionali e associazioni giovanili. Inoltre saranno supportati i rapporti tra università e aziende. Anche l'aspetto informatico sarà incrementato, con un'attenzione particolare rivolta alle iniziative di eTwinning per collegare le scuole via internet. 

eTwinning è un'iniziativa collaterale a Erasmus, esistente dal 2005 e adesso integrata in Erasmus Plus, che si occupa della costruzione di una comunità didattica europea online. Rivolto al personale didattico delle scuole, fornisce gli strumenti per creare contatti e elaborare progetti di scambio tra due o più istituti. 

Le iniziative sono quindi tante, e accolte con entusiasmo dai giovani della "generazione Erasmus". Le valigie e la partenza, l'arrivo in un luogo nuovo, spesso la prima esperienza di vita all'estero, la lingua quasi sconosciuta, l'accoglienza Erasmus e l'immediato contatto con altri studenti provenienti da tutta Europa, l'adattamento ad una nuova cultura. Secondo alcuni studi coloro che hanno alle spalle un'esperienza Erasmus trovano perfino lavoro più facilmente e con salari più alti. Stando ad una ricerca di Almalaurea, cinque anni dopo la laurea trova lavoro l'89,1% degli ex-Erasmus contro l'84,9% di coloro che non si sono spostati dal proprio paese, mentre secondo alcune indagini della Commissione Europea sarebbero molti i direttori delle risorse umane a preferire un candidato che certifichi la passata adesione al progetto Erasmus.

L'esperienza pare insomma funzionare nei suoi obiettivi educativi, sociali e identitari, nonostante in questo periodo di crisi economica il "bagaglio Erasmus" strida con lo scetticismo che purtroppo caratterizza spesso la visione dell'Europa, anche tra i giovani.

                                         Laura Venturi 

    


                                                  

 
 

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