In
questo momento di crisi delle istituzioni europee e del
loro rapporto con gli stati, il progetto di mobilità
studentesca che prende il nome dal filosofo olandese
conosce un nuovo rilancio – Un'esperienza preziosa
non soltanto perché si sforza di cementare fra i
giovani un'identità che scavalca le anguste frontiere
nazionali, ma anche perché apre migliori prospettive
d'inserimento nel mondo del lavoro
Il
progetto di mobilità studentesca Erasmus (European Region
Action Scheme for the Mobility of University Students), oggi
appena ventisettenne, ha rischiato di morire nell'ottobre
2012 quando da Bruxelles è stata annunciata una
preoccupante mancanza di fondi. Erasmus ha saputo
sconfiggere la crisi con tutta la forza della gioventù e lo
troviamo oggi perfino rinvigorito, con le iniziative del
nuovo programma Erasmus Plus, attivo a partire da
quest'anno.
Nato
nel 1987 tra le braccia della Comunità Europea, la sua
sigla coincide con il nome del filosofo Erasmo da Rotterdam,
ispirandosi ai viaggi di formazione che questi intraprese
sul territorio europeo. Il programma permette agli studenti
di trasferirsi per un periodo di studio in un'altra
università europea e di avere tale periodo legalmente
riconosciuto dalla propria. Tra i due e i tre milioni
di studenti hanno già approfittato dell'offerta, che mette
a disposizione dei selezionati una borsa di studio
comprensiva della quota di iscrizione all'ateneo e di denaro
per le spese di mantenimento.
Lo
scambio Erasmus è stato finora possibile anche in alcuni
paesi associati all'Unione Europea, come per esempio la
Norvegia, l'Islanda, la Turchia e la Svizzera. La Svizzera
è stata però recentissimamente tagliata fuori dal
progetto, decisione che la Commissione Europea ha preso in
seguito al referendum del 9 febbraio, il cui verdetto ha
chiuso le porte all'immigrazione su territorio elvetico.
Anche le domande dei ricercatori svizzeri per accedere ai
fondi del programma Horizon 2020 saranno trattate come
quelle di Paesi terzi, quindi significativamente
svantaggiate.
Ma,
come accennato, ci sono anche novità positive sul fronte
Erasmus. Per esempio le riforme al programma che sono state
introdotte nella sua nuova versione: Erasmus Plus. I
finanziamenti non sono più devoluti solamente alle
opportunità di studio ma estesi anche ad offerte
internazionali di formazione, d'insegnamento e di volontariato.
Si prevede che tra il 2014 e il 2020 saranno ben quattro
milioni le persone che avranno modo di beneficiare dei
finanziamenti per un periodo di formazione all'estero.
Obiettivo del programma è anche quello di incoraggiare la
cooperazione tra istituzioni educative, aziende, autorità
regionali e associazioni giovanili. Inoltre saranno
supportati i rapporti tra università e aziende. Anche
l'aspetto informatico sarà incrementato, con un'attenzione
particolare rivolta alle iniziative di eTwinning per
collegare le scuole via internet.
eTwinning
è un'iniziativa collaterale a Erasmus, esistente dal 2005 e
adesso integrata in Erasmus Plus, che si occupa della
costruzione di una comunità didattica europea online.
Rivolto al personale didattico delle scuole, fornisce gli
strumenti per creare contatti e elaborare progetti di
scambio tra due o più istituti.
Le
iniziative sono quindi tante, e accolte con entusiasmo dai
giovani della "generazione Erasmus". Le valigie e
la partenza, l'arrivo in un luogo nuovo, spesso la prima
esperienza di vita all'estero, la lingua quasi sconosciuta,
l'accoglienza Erasmus e l'immediato contatto con altri
studenti provenienti da tutta Europa, l'adattamento ad una
nuova cultura. Secondo alcuni studi coloro che hanno alle
spalle un'esperienza Erasmus trovano perfino lavoro più
facilmente e con salari più alti. Stando ad una ricerca di
Almalaurea, cinque anni dopo la laurea trova lavoro l'89,1%
degli ex-Erasmus contro l'84,9% di coloro che non si sono
spostati dal proprio paese, mentre secondo alcune indagini
della Commissione Europea sarebbero molti i direttori delle
risorse umane a preferire un candidato che certifichi la
passata adesione al progetto Erasmus.
L'esperienza
pare insomma funzionare nei suoi obiettivi educativi,
sociali e identitari, nonostante in questo periodo di crisi
economica il "bagaglio Erasmus" strida con lo
scetticismo che purtroppo caratterizza spesso la visione
dell'Europa, anche tra i giovani.
- Laura
Venturi
|