Un
tempo idioma internazionale per eccellenza, oggi
soppiantato dall'inglese, il francese è parlato da circa
220 milioni di persone – Una cifra destinata a crescere
rapidamente: è vero che la popolazione dell'Esagono è
quasi stabile, ma la galoppante demografia africana farà
sì che a metà secolo i francofoni saranno più di
settecento milioni – Purché all'espansione della
domanda corrisponda un parallelo sviluppo
dell'insegnamento
É
stata per secoli la lingua internazionale per eccellenza,
lingua della diplomazia, degli scambi e della cultura. Anche
lingua delle aristocrazie europee: non a caso l'incipit di Guerra
e pace è proprio un'elegante conversazione in francese
che si svolge fra duchi e principi in un salotto russo. Era
l'idioma degli ambasciatori, non a caso provenienti spesso
dalle casate nobiliari. Questo ruolo di lingua franca il
francese lo aveva ereditato dal latino, e successivamente lo
ha ceduto all'inglese. Una detronizzazione che a Parigi e
dintorni è vissuta con disagio, infatti è proprio Oltralpe
che la mania internazionale d'infarcire le lingue di termini
inglesi e di anglicismi viene tenacemente contrastata. Per
esempio in tutto il mondo si dice computer, hardware,
software: ma non in Francia, dove si preferisce ordinateur,
matériel, logiciel. C'è in tutto questo un
po' di sciovinismo e un pizzico di civetteria: due caratteri
tipicamente francesi.
Del
resto gli abitanti dell'Esagono hanno un altro asso nella
manica per fermare il declino della loro lingua, anzi per
poterla tranquillamente considerare sulla rampa del
rilancio. Si tratta di due fattori: il retaggio della storia
coloniale e gli elevatissimi tassi di sviluppo demografico
di molti fra i paesi usciti dalla dominazione di Parigi. Per
esempio dei paesi africani, dove la lingua di Rabelais,
Flaubert e Proust è parlata in aree vastissime e sempre più
popolate: dal Maghreb al Madagascar, dal Sénégal al Congo.
Tutta quella parte di continente nero che nelle antiche
carte geografiche era colorata in violetto, risaltando
nettamente contro il rosa dei possedimenti di sua maestà
britannica.
Fatto
sta che il francese, parlato oggi da circa 220 milioni di
persone, fra dodici anni sfiorerà il raddoppio, e a metà
secolo sarà la lingua di oltre settecento milioni, fra i
quali più di mezzo miliardo di africani. Naturalmente
questi sviluppi sono visti a Parigi con estrema
soddisfazione. Ma non mancano le preoccupazioni: infatti la
tendenza demografica africana comporta una sfida, la
necessità di affiancarvi un parallelo sviluppo
dell'”offerta” linguistica. Il sessanta per cento dei
francofoni, si fa notare, ha meno di trent'anni e la loro età
media è destinata a contrarsi ulteriormente. Non così l'età
media di chi il francese lo insegna, che invece è piuttosto
elevata e continua a crescere.
Bisogna insomma svecchiare le cattedre, oltre che
moltiplicarle.
Per questo l'Institut Français, l'ente
pubblico preposto alla diffusione della lingua e della
cultura francese, ha lanciato, in una giornata espressamente
dedicata alla francofonia, una campagna denominata
“Centomila professori per l'Africa”. Naturalmente si fa
ricorso alle tecnologie più aggiornate, con programmi e
corsi online (scusate, en ligne) ad accesso libero
per studenti e docenti. A oltre mezzo secolo dalla
decolonizzazione bisogna anche combattere i residui rancori
dei popoli dominati, che si sono a lungo manifestati e a
volte ancora si manifestano proprio con il rifiuto di quella
che fu la lingua dei dominatori. L'arma migliore è proprio
la qualità espressiva e culturale di questa lingua: in
fondo il francese è quanto di meglio l'esperienza coloniale
ha lasciato, in Africa e altrove.
- l.
v.
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