Sorprendente
constatazione in margine all'indagine PISA del 2009: a
parità di prestazioni, i ragazzi provenienti da famiglie
disagiate prendono voti più bassi dei loro compagni più
fortunati – Un'analoga discriminazione favorisce le
ragazze rispetto ai maschi – L'OCSE sottolinea
l'importanza del voto nel determinare le aspettative dei
giovani, ed elenca le caratteristiche di una valutazione
corretta dei rendimenti scolastici
Nel
corso dell'indagine PISA (Programme for International
Student Assessment) del 2009, l'inchiesta triennale che
per incarico dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico) viene svolta fra i quindicenni dei
paesi membri per valutarne i rendimenti scolastici, è stata
fatta una ricerca particolare. Si voleva esaminare l'uso che
nei vari sistemi scolastici viene fatto dello strumento del
voto. Ai ragazzi è stato chiesto d'indicare il voto
conseguito nell'insegnamento della lingua madre, cioè in
pratica la valutazione delle capacità di scrittura, lettura
e apprendimento delle patrie lettere. Successivamente questi
elementi sono stati confrontati con le valutazioni
dell'indagine PISA.
Il
risultato è stato davvero sorprendente: in tutti i paesi
considerati, Italia compresa, lo strumento del voto viene
maneggiato in modo discriminatorio. A parità di
prestazioni, gli alunni provenienti da un ambiente
socio-economico favorevole ricevono voti più alti. Dunque
l'handicap, già implicito nel fatto di avere alle spalle
una famiglia disagiata, viene ulteriormente aggravato dalla
valutazione dell'insegnante. Una discriminazione simile
riguarda il genere, con le ragazze favorite, sempre a parità
di rendimento, rispetto ai compagni maschi.
L'analisi
dei dati permette di constatare che gli insegnanti, più in
generale, non si limitano a considerare il voto come un
mezzo di valutazione dei progressi nell'apprendimento, lo
vedono anche come un indicatore di comportamenti, abitudini
e attitudini che nulla hanno a che vedere con la prestazione
scolastica in senso stretto.
Inoltre il voto, che dovrebbe essere uno strumento
tipicamente oggettivo, viene percepito anche come premio o
come punizione. Si carica insomma di significati e contenuti
diversi. L'OCSE avverte che questo modo di vedere le cose, e
soprattutto l'applicazione discriminante del voto, può
avere conseguenze pesanti per almeno due motivi. Prima di
tutto perché i ragazzi basano spesso le loro aspirazioni
nella scuola e nella vita proprio sui voti che ottengono in
classe. Inoltre perché il sistema educativo si serve
proprio dei voti per selezionare gli alunni destinati a
proseguire gli studi, fino all'accesso all'università.
L'OCSE
esamina anche gli svariati meccanismi di valutazione che si
usano nei sistemi scolastici considerati. In alcuni paesi,
come l'Austria, l'Ungheria, la Polonia, il voto negativo ha
un valore solo, non è graduato come in Italia secondo una
scala di cifre. Questo significa che gli allievi austriaci
bocciati non sono informati, come gli italiani, sulla
lunghezza del percorso che li separa dalla sufficienza. I
ricercatori dell'OCSE considerano preferibile il meccanismo
basato su un numero ristretto di valori corrispondenti a
chiare categorie dei livelli acquisiti: per esempio, nelle
valutazioni positive, soddisfacente, buono, ottimo,
eccellente. Varia inoltre fra i diversi paesi la frequenza
dei voti d'insufficienza: alta per esempio in Portogallo,
Italia e Nuova Zelanda, bassa in Austria, Belgio, Irlanda,
Serbia.
Per mettere ordine nel caos dei sistemi di valutazione,
l'OCSE ne elenca le caratteristiche ideali. Il voto deve
comunicare informazioni utili per promuovere
l'apprendimento. Deve basarsi su criteri chiari e specifici.
Non deve servire a comunicare delle aspettative o a
giudicare un comportamento. Non va usato per penalizzare
l'alunno che non ha finito il lavoro o lo ha consegnato in
ritardo. Va maneggiato con cautela: un voto molto negativo
può demoralizzare il soggetto e scoraggiarlo dal proseguire
nel suo impegno. A volte è opportuno fare ricorso a
valutazioni qualitative personalizzate, senza
necessariamente congelare il discorso con un voto in cifre.
- l.
v.
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