Un’idea
venuta per caso: fermarsi un momento, lasciarsi osservare
dal tempo, superare finalmente la barriera interpersonale
con un gesto fuori dagli schemi: il dono di un libro,
accompagnato da un sorriso – Riconoscersi nel gesto, e
successivamente nell’esperienza condivisa della lettura
- Complice FaceBook, l’idea non è rimasta tale, si è
calata nel divenire, ha regalato un assaggio di quello che
potrebbe essere la vita se…
Un fischio. E un centinaio di persone che si immobilizzano,
un libro aperto tra le mani, gli occhi fissi
sull'inchiostro.
Un improvviso quadro umano distribuito nel largo atrio della
stazione di Firenze Santa Maria Novella. E i passanti
increduli, in mezzo a un paesaggio statico di uomini e libri
che durerà per sessanta secondi. Risuona una voce
amplificata da un megafono: “Vi siete mai fermati a
osservare il tempo? Oggi lui si ferma e osserva voi. Non
lasciatevi scorrere la vita addosso. Il 26 marzo fermatevi
anche voi e regalate un libro a uno sconosciuto” .
E’ il 13 marzo e la voce appartiene a Alberto Schiariti, il
ragazzo ventiduenne che ha ideato l’iniziativa “Leggere,
leggere, leggere”. Tutto è partito da un’idea venuta
quasi per caso, presto espressa nel suo blog: prendere un
libro, già posseduto o nuovo, e regalarlo a uno
sconosciuto, darglielo in mano, guardandolo negli occhi e
sorridendo, così, direttamente, e farlo tutti lo stesso
giorno, tutti il 26 marzo. Perché lo inquieta, scrive,
prendere ogni giorno, da anni, il bus con le stesse persone
e avvertire nitidamente la barriera che inesorabilmente le
separa, che le rende estranee come se non si fossero mai
viste prima. “Non fare del male, non vuol dire fare del
bene. Non uccidere qualcuno, non vuol dire curarlo. Volere
bene a qualcuno, non significa fare il suo bene.” Azione,
quindi, reazione anzi, a questo paesaggio di inequivocabile
chiusura. E la lettura è qualcosa che apre, che spinge, che
impedisce la sedimentazione di limiti mentali, alimentando
il libero flusso dei pensieri.
Il programma è un programma di distruzione costruttiva,
quindi. Quella che opera lo sconosciuto-conosciuto che si
alza, si pianta davanti a te, ti sorride e ti regala
qualcosa in modo disinteressato e sereno (contro ogni usanza
e aspettativa di questa società) e che permette al tuo
cervello di aver improvvisamente chiara quale fosse la
ridicolaggine dell’altro atteggiamento, quello della
barriera alienata che ti separava di miglia e miglia dal
vicino di treno. Quella che opera ogni libro minando, con
delle nuove tesi, almeno qualcuna delle tue convinzioni,
spiacevolezza che non tarderà a mostrare il suo grande
valore positivo.
Quella che opera il trovarsi in stazione come ogni giorno a
prendere il treno come ogni giorno e sentire un fischio al
cui suono decine e decine di “persone-come-ogni-giorno”
si bloccano in una posa di lettura mentre una voce ci fa
notare che il tempo si è fermato ad osservarci e che non
dovremmo lasciare che la vita ci scorra addosso; spalancando
nella mente un varco inatteso attraverso il quale sarà
facile finire con il concepire qualcosa di nuovo. Quella che
ha operato Alberto Schiariti non essendosi limitato a
vagheggiare un’idea ma avendo agito con impegno per
realizzarla. La distruzione è condizione fondamentale di
ogni sviluppo, antitesi necessaria di ogni processo
dialettico, elemento base di ciò che si oppone alla stasi,
elemento che possiamo dunque chiamare divenire, o vita.
In fondo basta quello scatto di
volontà, quel momento di superamento della massa critica,
per smuovere le cose. E le cose si sono smosse, superando
ogni aspettativa. Le adesioni hanno preso a moltiplicarsi
esponenzialmente fin dai primissimi giorni, per arrivare
agli oltre 240.000 iscritti al gruppo su FaceBook che è
stato creato. Il 26 marzo decine di migliaia di persone ce
l’hanno fatta, hanno rotto la coltre grigiastra, hanno
aperto uno squarcio di umanità, tutte insieme, perché
evidentemente si può, far sì che non sia un sogno
solitario.
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Laura Venturi
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