Per
il futurlibro "Antidoti all'invenzione del buio"
– Storia di Ramon, una creatura nata
a Lisbona in una notte di vento così forte che
spazzava via perfino se stesso: come un buco nero che
inghiotte tutto, anche l’energia luminosa – Ma si può
venire alla luce nel buio? – Sta di fatto che quella
notte nell’ospedale saltò la corrente, l’ostetrica
non seppe mai se aveva afferrato un bambino o un’ombra
– Era un essere intermedio fra un angelo e un umano
La
natura si è mostrata generosa creando per i deboli e gli
impazienti il rifugio della follia, che ci protegge
dall'atmosfera soffocante di questo mondo plasmato da secoli
di culto del danaro e degli dei, che ti permettono – soldi
permettendo – di usufruire in qualche clinica speciale di
una lunga vita puramente vegetativa. Vegetativa, non
"vegetale"!, perché quello – sì – sarebbe un
ritorno al paradiso terrestre… Sentivamo
battere il cuore degli alberi prima di quello degli
uomini…
–
Anche a me piace vedere le foglie che nascondono la luna, ma
se dietro di esse si riuscisse a vedere la luna, sarebbe
stupendo, la vita avrebbe finalmente un senso.
–
Il signor Englaro ha una forza sovrumana, e continua a farci
il dono di vivere in questo Paese dove gli danno
dell'assassino…
–
Hanno infilato un tubo nel tuo albero respiratorio!
Dopo
l'incidente stradale, coniugato all'ospedale, in stato
vegetativo, non "vegetale"!, Ramon poteva
respirare, avvitato a quel tubo, per almeno cent'anni… E
c'è chi sostiene che in quell'"avvitato" c'è di
mezzo la vita… Che Ramon, anche in quello stato, poteva
riprodursi per sette volte:
Ci
sono vite male avvitate, fuori asse; chi le vive, non si
trova mai perfettamente aderente a se stesso.
Nei
casi più gravi, la lontananza fra sé e sé, diventa così
grande, che si prova una nostalgia struggente della propria
esistenza.
Ramon
era di questi. Ramon c'era e non c'era. Ramon era un
angelano: un "angelo con l'ano", proprio così!
L'ospedale
in cui nacque, il primo settembre 1939, si trovava in Rue de
la Malahombra, a Lisbona.
All'ora
della sua nascita, saltò la luce, e per qualche minuto il
grande edificio sparì negli spari: blocco nero nella notte
nera. I due bui
– che in Toscana sarebbero "buoi", e sarebbero
bianchi – si accordarono così bene a Lisbona, che un
unico grande disagio nero lo accolse al mondo.
Forse
fu quel buio, forse sua madre che pensava ad altro o il
vento che soffiava con tanta forza da spingere via anche se
stesso (cosicché hanno ragione sia quelli che sostengono
che quella notte c'era un gran vento sia quelli che
ricordano che di vento non ce n'era affatto – cosa divento?),
o la luna confusa dal suo alone, o chissà cosa mancò!...
inconoscibile assenza.
Perché
nessuno sa per quale presenza una vita nasca diritta,
precisa come una locomotiva che imbocca una galleria,
piantata come un giovane albero, in perfetta verticale, con
il suo sotto sotto e il sopra sopra. Nessuno sa quale magìa
porti una vita ad avvitarsi senza errori sul perno del mondo
e del tempo che le compete.
Sebbene
l'ostetrica abbia in seguito dichiarato che a causa del buio
non sapeva se aveva afferrato un bambino o una piccola
ombra, Ramon nacque.
- Come
prima cosa sua madre morì
- ci
fu un'eclisse di luna
- l'anno
diventò bisestile
- il
sigaro del nonno diede fuoco alla casa della famiglia
- la
Germania entrò in guerra
- la
farina fece i vermi
- la
compagnia telefonica fallì
- la
doccia si mise a gocciolare
- in
un affresco della villa dei Vettii a Pompei l'umidità
cancellò tutti i rossi
- il
rosmarino nel vaso seccò
- la
libreria nello studio di suo padre prese il tarlo.
Il
mondo era miracolosamente ancora in piedi, quando Ramon
raggiunge i vent'anni.
Tutto
era compiuto. Il suo destino errato proseguiva il suo
disarmonico cammino.
Ramon
tagliava una pera mentre voleva intingere il pane nel sugo,
non era così sveglio come quando toccava il letto. I suoi
passi non posavano nelle sue orme e i suoi gesti lo
precedevano o lo ignoravano, solo per caso si presentavano
esatti e concordi alla mossa dei muscoli. Era una questione
di coincidenze mancate, di discronìe, di vita, appunto,
male avvitata.
Quando
Ramon parlava, erano le parole a parlare
lui e non viceversa.
Non
c'era procedura del vivere umano che riuscisse a seguire
correttamente.
Capitava
che scoppiasse a piangere mentre comprava una cartolina
oppure a ridere mentre cercava di ricordare chi fra il
cammello e il dromedario ha due gobbe, o intavolasse una
conversazione sugli spigoli con una lettera maiuscola. Era
un grande ammiratore degli spigoli. Per lui, sempre alle
prese coi suoi confini tremuli, la nitidezza di volontà di
uno spigolo era una consolazione. Li osservava compiaciuto.
Li pensava prima di addormentarsi. Ne decantava la solidità.
Li invidiava. Soprattutto, lo stupiva tanta decisione. Non
esiste in natura spigolo incerto. Ecco! Essendo difficile
dire cosa era Ramon, si può dire che cosa non era: Ramon
era il contrario dello spigolo, come il sopra è il
contrario del sotto.
Solo
di notte la distanza da se stesso si accorciava. Nel buio
era nato, nel buio trovava un po' di forza. Con i sogni, a
differenza che con gli uomini, si fronteggiava da pari a
pari. Si guardavano dritti negli occhi.
E
poi tutta la notte erano battaglie, corpo a corpo furibondi.
Ognuno che cercava di tirare l'altro oltre la linea di
demarcazione. Erano urla, strattoni, piedi puntati,
polverone. Ramon resisteva, i sogni anche. Alla luce del
mattino, si ritiravano ansimanti, esausti, spettinati.
I
sogni rientravano nelle grotte del cuore sbattendo la
roccia. Ramon aspettava di uscire. Aspettava che il momento
dell'uscire gli si presentasse davanti o lo conducesse con sé
fuori casa… voglio dire. Era stravolto, ma non si vedeva.
La sua faccia stanca, pallida, giaceva come una maschera nei
meandri delle sue strade chiuse, sperduta nel suo perdersi.
Ramon
era così… Anzi, no! Cioè, sì.
Un
giorno, colpito da un barlume di consapevolezza della sua
disarmonia temporale e spaziale, Ramon provò a controllare
la propria esistenza: lì e ora.
Vedendolo
arrivare nonostante la sua presenza altrove, lo specchio fu
costretto a staccarsi dal muro e a precipitare sul pavimento
in mille schegge.
Nessuna
di esse, accuratamente esaminata, riflesse Ramon che le
raccoglieva…
Si
nota: Un medico svedese, il dottor Ole Rassmussen,
sostiene che fra i mammiferi l'aura di una madre e del suo
neonato rimane una sola, indivisa, per diversi giorni dopo
la nascita e che per questo, se uno dei due muore, il
sopravvissuto subisce un tale trauma, una tale lacerazione
alla sua "parte nuvola", alla sua leggerezza, da
non potere fare altro che schizzare da un lato, in un
corridoio morto dell'esistenza.
Pertanto tali soggetti, conclude il dottor Rassmussen: "Si trovano
morti in presenza di vita, sono degli abusi esistenziali,
dei disadattati radicali, degli extramondiali, dei ladri di
respiro, degli usurpatori di luce, degli inammissibili,
degli angelani: creature intermedie fra gli angeli e gli
umani".
- Filippo
Nibbi, Giovanna De Carli
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