Fra
i ragazzi che hanno percorso con risultati eccellenti
l’iter scolastico fino alla secondaria superiore, il sei
per cento sceglie di non continuare gli studi – E fra
quelli che s’iscrivono all’università, un 3-4 per
cento abbandona pochi mesi più tardi, mentre altrettanti
non pensano di andare oltre la laurea breve – Il
“primo rapporto sugli studenti eccellenti” contiene i
risultati di un’inchiesta condotta dall’Istituto Carlo
Cattaneo di Bologna per conto della federazione cavalieri
del lavoro
Sono
usciti dalla secondaria di primo grado sotto il segno
dell’”ottimo”, e hanno percorso i quattro o cinque
anni successivi con una media costante di almeno otto
decimi. Sono più donne che uomini, sei contro quattro, per
quasi un terzo vengono dai licei scientifici e per oltre un
quinto dai classici. Per più del quaranta per cento vengono
dalle scuole del nord, un dato in realtà inquinato
dall’indolenza degli istituti campani, che non hanno
fornito i loro dati. Il “primo rapporto sugli studenti
eccellenti” prende in considerazione i ragazzi che hanno
concluso il ciclo secondario nel 2007: sono esattamente 854.
Lo studio è stato realizzato dall’Istituto Carlo Cattaneo
di Bologna, per conto della Federazione nazionale dei
cavalieri del lavoro.
La
prima conclusione del rapporto è che a gestire quel grande
patrimonio di talenti, evidentemente preziosissimi per la
comunità nazionale, i singoli vengono lasciati praticamente
soli. Il risultato è quello che Giancarlo Gasperoni,
responsabile della ricerca, definisce senza mezzi termini un
“grande spreco”. Risulta infatti che una cinquantina di
quei ragazzi ha deciso di non continuare gli studi
all’università: proprio loro, i migliori. E fra quanti si
iscrivono una quota significativa, fra il tre e il quattro
per cento, non spinge le sue ambizioni oltre la laurea
triennale, mentre una quota analoga getta la spugna dopo
pochi mesi. Infine, il dodici per cento di quelli che hanno
avviato gli studi universitari si è pentito subito della
scelta fatta.
Siamo
evidentemente di fronte a una grave carenza
nell’orientamento. Molti fra i ragazzi eccellenti hanno
scelto la loro facoltà universitaria soltanto a maturità
acquisita, alcuni addirittura hanno lasciato trascorrere
l’estate. Pregiudicando così la possibilità di accedere
alle università a numero chiuso, che proprio loro hanno le
qualità necessarie per frequentare. Una migliore
organizzazione dell’orientamento potrebbe aiutare questi
ragazzi, fin dagli anni conclusivi della secondaria
superiore, a veder chiaro nel loro futuro; con evidenti
vantaggi per gli interessati e per la comunità.
Che
scelte hanno fatto i circa ottocento superdiplomati del 2007
che hanno proseguito gli studi? Il venti per cento
ingegneria o architettura, il sedici per cento medicina o
farmacia, gli altri dispersi fra tutti gli altri corsi di
laurea. Un terzo di loro vorrebbe studiare all’estero: e
anche qui un corretto orientamento sarebbe indispensabile.
Secondo Benito Benedini, presidente della Federazione
nazionale dei cavalieri del lavoro, è assolutamente
necessario non soltanto orientare meglio i ragazzi in vista
di scelte così importanti, ma anche superare lo
“scollamento fra università e imprese”. La situazione
sul mercato del lavoro c’insegna che è anche opportuno
incoraggiare un maggior numero di ragazzi a scegliere le
facoltà tecnico-scientifiche.
Altri
dati interessanti riguardano i contesti familiari da cui
provengono gli “studenti eccellenti”. È confermata
l’importanza che le famiglie mettano a disposizione dei
ragazzi adeguate risorse materiali e culturali, ma al tempo
stesso risulta che i due terzi dei migliori hanno genitori
non laureati, spesso nemmeno diplomati, di professione
impiegati o operai. Alla domanda se desiderassero lavori
simili a quelli dei loro familiari, il novanta per cento
degli intervistati ha risposto negativamente.
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f. s.
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