La
straordinaria importanza dell’educazione musicale fin
dai primissimi anni
– Educare i bambini a percepire e produrre il
suono li aiuta a sviluppare il ragionamento
spazio-temporale e ne incoraggia la creatività –
Attraverso il ritmo si favorisce il controllo della
coordinazione – Abbiamo inoltre a che fare con un
linguaggio universale, che supera ogni barriera - Eppure
nel nostro ordinamento scolastico l’universo musicale è
sottovalutato e trascurato
L’universo
sonoro viene spesso concepito nell’immaginario collettivo
come qualcosa di complessivamente estraneo, astratto e la
cui vera comprensione sia riservata a coloro che vi abbiano
a che fare per professione. In verità non è affatto così:
ogni momento della nostra quotidianità è accompagnato da
un ricchissimo “paesaggio sonoro” che almeno in parte
tutti cogliamo ed è composto dai rumori ambientali quanto
dalle colonne sonore delle quali pubblicità e film non
potrebbero fare a meno.
Ecco
perché dobbiamo considerare inaccettabile che
l’educazione musicale abbia nel nostro ordinamento
scolastico un ruolo assolutamente marginale. Il suono è un
elemento tra i più familiari con il quale conviviamo da
sempre. Educare i bambini ad una consapevole percezione e
produzione di suono e musica è estremamente importante per
la loro crescita. E’ dimostrato che il contatto con il
mondo musicale ha influenze positive sul piano cognitivo e
sullo sviluppo del ragionamento spazio-temporale oltre che,
naturalmente, della creatività. In ambito scolastico sono
state rilevate nei bambini vicini alla musica ricadute
positive sul rendimento nelle altre materie.
Tutto
questo non ci stupisce se pensiamo al potere che è stato
riconosciuto alle composizioni musicali di modificare lo
stato mentale e quello fisico oltre a quello emotivo, per il
processo denominato “effetto Mozart”. Alcune
composizioni di questo autore, infatti, sono state tra le
prime sfruttate in ambito musicoterapeutico perché in grado
di sortire effetti come quello della riduzione
dell’attività epilettica in pazienti soggetti.
Oltre
a quanto sopra, la confidenza con l’universo musicale
provoca nel bambino l’allenamento del canale di ascolto e
concentrazione sugli stimoli circostanti, un’attenzione al
momento presente, perciò, che è importante sviluppare in
una società che tende ad una così generale distrazione.
La
musica è linguaggio universale in quanto componente
istintiva dell’uomo. Questo la rende un potente strumento
di socializzazione e distruzione di barriere all’interno
di gruppi scolastici culturalmente eterogenei.
Infine,
educare al ritmo è educare alla coordinazione. Il metodo di
Jaques Dalcroze (1865-1950), grande pedagogo musicale, si
basa sull’identificazione del movimento muscolare con
quello ritmico e giunge a spiegare il sistema di scrittura
del fenomeno musicale soltanto dopo aver lasciato
sperimentare corporalmente ai bambini il fenomeno in se
stesso.
Shinichi
Suzuki (1898-1998) dimostra la naturalezza
dell’apprendimento musicale nei piccoli elaborando un
metodo che si propone di insegnare a suonare così come si
insegna a parlare, semplicemente con l’esempio. Ad ogni
modo è essenziale che il sistema di educazione musicale si
basi su metodi di natura ludica e capaci di liberare
l’istintività del bambino e il suo naturale desiderio di
ritmi e suoni.
Anche
grandi musicisti e compositori come Zoltan Kodaly e Carl
Orff si sono a lungo occupati personalmente di pedagogia e
didattica musicale per bambini. Kodaly, che ritiene
essenziale la conoscenza della musica nella crescita
dell’individuo completo e di una sana collettività,
sostiene che la musica dovrebbe entrare nella vita del
bambino fin dal momento del suo concepimento.
-
Laura Venturi
-
|