Il
fondatore di Microsoft e il presidente degli Stati Uniti
condividono la stessa linea in materia di organizzazione
educativa – Valutare i docenti in base ai risultati in
termini di rendimento, e remunerarli di conseguenza – La
resistenza dei sindacati, tradizionalmente sotto il
controllo di docenti anziani, dunque propensi a graduare i
compensi secondo gli anni di servizio – L’esclusione
dei bambini poveri da un’istruzione adeguata, sostiene
Gates, è uno dei peggiori scandali americani
Bill Gates, il
fondatore di Microsoft, è uno degli uomini più ricchi
d’America e del pianeta. Ma è anche una persona animata
da una forte sensibilità sociale, che lo induce a
intervenire concretamente, grazie alle enormi risorse
finanziarie di cui dispone, nel cuore dei problemi. Fra
quelli che più gli stanno a cuore c’è quello educativo.
Dal 2000 a oggi la Bill & Melinda Gates
Foundation ha speso circa quattro miliardi di dollari in
iniziative volte a migliorare l’istruzione secondaria e
favorire l’accesso al college per i ragazzi la cui
provenienza sociale li avrebbe altrimenti bloccati. Una
goccia nel mare, nonostante l’imponenza della cifra, che
tuttavia ha permesso di chiarire alcuni punti sulla giusta
strategia da adottare.
Per cominciare
ecco i dati, forniti appunto dalla fondazione che
s’intitola a Gates e a sua moglie: complessivamente sono
71 su cento i ragazzi che conquistano il diploma secondario
nei regolamentari quattro anni. Ma sono soltanto 58 su cento
nella minoranza ispanica e 55 su cento fra gli afroamericani.
Secondo il fondatore di Microsoft, il fatto che tanti
ragazzi non possono sviluppare appieno il loro potenziale
perché provengono da contesti sociali sfavoriti è il
peggiore degli scandali americani. Bisogna dunque porsi come
obiettivo un miglioramento sostanziale dell’istruzione per
i ragazzi più poveri.
Una delle cause
del malessere scolastico, sostiene Gates, è il fatto che
non c’è alcun rapporto fra la remunerazione degli
insegnanti e la qualità del loro lavoro. La carriera
procede infatti lungo i binari degli scatti d’anzianità e
i sindacati di categoria, tradizionalmente controllati
proprio da docenti anziani, si oppongono tenacemente a
qualsiasi sistema di valutazione dei singoli, sostenendo che
ogni scuola deve essere valutata nell’insieme. In questo
modo, secondo Gates la situazione è destinata a peggiorare
ancora. Bisogna invece premiare gli insegnanti migliori e
assegnarli proprio alle scuole in crisi di rendimento. E
licenziare i peggiori senza tanti complimenti.
Sono le stesse
linee del presidente Barack Obama e del suo ministro
dell’istruzione Arne Duncan. Obama, che nel corso della
campagna elettorale pose sistematicamente l’accento sulla
necessità di combattere le molte disuguaglianze della
società americana, sostiene l’opportunità di test molto
precisi che misurino i miglioramenti annuali di ogni singolo
studente: i docenti devono essere tenuti responsabili dei
risultati così accertati. Il presidente assicura pieno
sostegno a tutti quegli insegnanti che vogliono migliorare
le loro competenze, ma al tempo stesso sostiene che i
cattivi maestri non devono essere automaticamente confermati
nell’incarico, come si fa da sempre. Non deve essere
impossibile, dice Obama, rimuovere insegnanti che non sanno
fare bene il loro lavoro, perché tenerli in cattedra non fa
che complicare la vita ai colleghi che erediteranno le loro
classi. Da notarsi che per il presidente queste posizioni
comportano un rischio politico in vista dell’eventuale
candidatura nel 2012 per un secondo mandato, perché gli
potrebbero alienare i consensi di una categoria, quella
degli insegnanti, che tradizionalmente vota per il partito
democratico.
Il quotidiano Washington
Post informa che nel District of Columbia, il
distretto federale attorno alla capitale americana, si sta
già cercando di tradurre in pratica questi principi, ma che
la resistenza sindacale è accanita. Ma anche gli uomini del
nuovo corso si mostrano ben determinati. Il giornale cita il
ministro federale Duncan, secondo cui “in questo paese il
pendolo ha oscillato anche troppo verso gli adulti, è ora
che torni indietro”. È un movimento tipico dell’America
di Obama.
-
f. s.
-
|