Il
ministero dell’istruzione, università e ricerca
specifica i contenuti dell’insegnamento di
“cittadinanza e Costituzione” nei vari livelli
scolastici – Se i propositi ministeriali saranno
effettivamente tradotti in realtà, si prospetta un
periodo sperimentale, durante il quale potrà essere messa
a punto la sostanza della disciplina – È opportuno che
la centralità di questa materia venga sottolineata da
iniziative speciali, capaci di proiettarla anche sulle
famiglie
Si comincia fin dalla scuola dell’infanzia, dove si
cercherà di familiarizzare i piccoli con “conoscenze
specifiche sul concetto di famiglia, di scuola e di
gruppo”. Saranno anche illustrati i “modi di agire
corretti con i compagni, i genitori, gli insegnanti e gli
altri adulti”. Poi, nella primaria, s’impartiranno “le
prime nozioni sulla Costituzione e sulla convivenza, in
particolare i diritti fondamentali dell’uomo, il
significato delle formazioni sociali, l’importanza della
tutela del paesaggio, alcune basilari nozioni di educazione
stradale, la salvaguardia della salute, il valore del
rispetto delle regole”. Il passo successivo, nella scuola
secondaria di primo grado, preciserà meglio i termini della
materia: oggetto di studio sarà infatti “la Costituzione,
con una particolare attenzione ai diritti e ai doveri del
cittadino e dl diritto internazionale in materia di diritti
umani”.
Infine,
nella secondaria superiore, lo studio della Carta
fondamentale sarà approfondito e affiancato da iniziative
di coinvolgimento concreto: “l’analisi dell’attualità,
la messa in pratica del proprio impegno nel volontariato, la
promozione del rispetto e della tutela dell’ambiente, la
promozione del fair play e dei valori positivi dello sport e
i principi dell’educazione stradale”.
Così il comunicato del Miur sui contenuti
dell’insegnamento di “cittadinanza e Costituzione” nei
vari livelli scolastici. Contenuti abbastanza generici,
aperti dunque all’interpretazione dei capi d’istituto e
soprattutto alla buona volontà dei docenti che saranno
chiamati a occuparsi di questa disciplina. È chiaro che
un’esatta definizione della sostanza di questa materia può
scaturire soltanto dall’esperienza: si prospetta dunque un
periodo di sperimentazione, durante il quale le varie
esperienze potranno essere messe a confronto alla ricerca di
una sintesi efficace.
Educare dei
cittadini non è facile, anche perché il nostro, purtroppo,
non è un paese di buoni cittadini, né di buoni maestri.
Ecco un’esperienza recente piuttosto significativa.
S’immagini una classe di scuola secondaria di primo grado
impegnata in un civilissimo impegno ecologico: si tratta di
sgombrare i rifiuti dal greto di un torrente e i prati
vicini. I ragazzi si danno da fare, riempiono sacchi e
sacchi di spazzatura e li portano ai mezzi di raccolta.
Quando arriva l’ora del picnic la classe si siede sul
terreno finalmente ripulito e dà fondo alle provviste
portate da casa. Poi è l’ora del rientro: ecco i ragazzi
che se ne vanno con i loro docenti. Dietro di loro, nello
stesso prato che era stato l’oggetto delle loro cure,
cartacce e altri resti del picnic!
Nel comunicato
ministeriale si sottolinea l’importanza della tutela del
paesaggio e si parla di promuovere il rispetto e la tutela
dell’ambiente. Come dimostra l’esempio appena citato, ce
n’è di strada da fare. Così come ce n’è tanta su
un’infinità di altri temi. In generale sul tema scottante
del modello sociale. Negli Stati Uniti d’America
l’evasione fiscale è considerata con ripugnanza, perché
chi evade “mente al popolo americano”. E se lo scoprono,
l’evasore finisce dietro le sbarre. Non sappiamo quale sia
il rapporto statistico del fenomeno italiano con quello
americano: quello che è certo è che da noi l’evasore
fiscale non è certamente visto, nella percezione comune,
come un delinquente che “mente al popolo italiano”. La
sua immagine è piuttosto quella di uno che si fa gli affari
suoi, di un “dritto”. E che, se proprio va storta, se la
cava con una multa: ma è probabile che lo abbia salvato,
prima, un bel condono.
E ancora: viviamo
nel paese in cui se uno trova un portafogli pieno di soldi e
si dà da fare per restituirlo al proprietario merita un
titolo sui giornali, come se non avesse fatto esattamente
quello che doveva fare. Non è intimamente diseducativo,
dare spazio all’”atto onesto”? D’altra parte il
fatto che gli si dia spazio contiene una verità
sconfortante: l’”atto onesto” mobilita attenzione e
conquista spazi perché purtroppo non è la regola, come
dovrebbe essere, ma l’eccezione. È l’uomo che morde il
cane.
Rimuovere questi
stereotipi è impresa davvero impegnativa. Ci vorrà tempo e
pazienza, e non ci si arriverà mai se l’opera di
persuasione non coinvolgerà le famiglie. Anche a questo
scopo bisogna dare molto rilievo all’educazione alla
cittadinanza nei curricula scolastici, e anche sottolineare
con ogni sorta d’iniziative l’importanza dei valori
civici.
-
l. v.
-
|