FOGLIO LAPIS - APRILE - 2009

 
 

Il ministero dell’istruzione, università e ricerca specifica i contenuti dell’insegnamento di “cittadinanza e Costituzione” nei vari livelli scolastici – Se i propositi ministeriali saranno effettivamente tradotti in realtà, si prospetta un periodo sperimentale, durante il quale potrà essere messa a punto la sostanza della disciplina – È opportuno che la centralità di questa materia venga sottolineata da iniziative speciali, capaci di proiettarla anche sulle famiglie

 

Si comincia fin dalla scuola dell’infanzia, dove si cercherà di familiarizzare i piccoli con “conoscenze specifiche sul concetto di famiglia, di scuola e di gruppo”. Saranno anche illustrati i “modi di agire corretti con i compagni, i genitori, gli insegnanti e gli altri adulti”. Poi, nella primaria, s’impartiranno “le prime nozioni sulla Costituzione e sulla convivenza, in particolare i diritti fondamentali dell’uomo, il significato delle formazioni sociali, l’importanza della tutela del paesaggio, alcune basilari nozioni di educazione stradale, la salvaguardia della salute, il valore del rispetto delle regole”. Il passo successivo, nella scuola secondaria di primo grado, preciserà meglio i termini della materia: oggetto di studio sarà infatti “la Costituzione, con una particolare attenzione ai diritti e ai doveri del cittadino e dl diritto internazionale in materia di diritti umani”.

Infine, nella secondaria superiore, lo studio della Carta fondamentale sarà approfondito e affiancato da iniziative di coinvolgimento concreto: “l’analisi dell’attualità, la messa in pratica del proprio impegno nel volontariato, la promozione del rispetto e della tutela dell’ambiente, la promozione del fair play e dei valori positivi dello sport e i principi dell’educazione stradale”.

Così il comunicato del Miur sui contenuti dell’insegnamento di “cittadinanza e Costituzione” nei vari livelli scolastici. Contenuti abbastanza generici, aperti dunque all’interpretazione dei capi d’istituto e soprattutto alla buona volontà dei docenti che saranno chiamati a occuparsi di questa disciplina. È chiaro che un’esatta definizione della sostanza di questa materia può scaturire soltanto dall’esperienza: si prospetta dunque un periodo di sperimentazione, durante il quale le varie esperienze potranno essere messe a confronto alla ricerca di una sintesi efficace.

Educare dei cittadini non è facile, anche perché il nostro, purtroppo, non è un paese di buoni cittadini, né di buoni maestri. Ecco un’esperienza recente piuttosto significativa. S’immagini una classe di scuola secondaria di primo grado impegnata in un civilissimo impegno ecologico: si tratta di sgombrare i rifiuti dal greto di un torrente e i prati vicini. I ragazzi si danno da fare, riempiono sacchi e sacchi di spazzatura e li portano ai mezzi di raccolta. Quando arriva l’ora del picnic la classe si siede sul terreno finalmente ripulito e dà fondo alle provviste portate da casa. Poi è l’ora del rientro: ecco i ragazzi che se ne vanno con i loro docenti. Dietro di loro, nello stesso prato che era stato l’oggetto delle loro cure, cartacce e altri resti del picnic!

Nel comunicato ministeriale si sottolinea l’importanza della tutela del paesaggio e si parla di promuovere il rispetto e la tutela dell’ambiente. Come dimostra l’esempio appena citato, ce n’è di strada da fare. Così come ce n’è tanta su un’infinità di altri temi. In generale sul tema scottante del modello sociale. Negli Stati Uniti d’America l’evasione fiscale è considerata con ripugnanza, perché chi evade “mente al popolo americano”. E se lo scoprono, l’evasore finisce dietro le sbarre. Non sappiamo quale sia il rapporto statistico del fenomeno italiano con quello americano: quello che è certo è che da noi l’evasore fiscale non è certamente visto, nella percezione comune, come un delinquente che “mente al popolo italiano”. La sua immagine è piuttosto quella di uno che si fa gli affari suoi, di un “dritto”. E che, se proprio va storta, se la cava con una multa: ma è probabile che lo abbia salvato, prima, un bel condono.

E ancora: viviamo nel paese in cui se uno trova un portafogli pieno di soldi e si dà da fare per restituirlo al proprietario merita un titolo sui giornali, come se non avesse fatto esattamente quello che doveva fare. Non è intimamente diseducativo, dare spazio all’”atto onesto”? D’altra parte il fatto che gli si dia spazio contiene una verità sconfortante: l’”atto onesto” mobilita attenzione e conquista spazi perché purtroppo non è la regola, come dovrebbe essere, ma l’eccezione. È l’uomo che morde il cane.

Rimuovere questi stereotipi è impresa davvero impegnativa. Ci vorrà tempo e pazienza, e non ci si arriverà mai se l’opera di persuasione non coinvolgerà le famiglie. Anche a questo scopo bisogna dare molto rilievo all’educazione alla cittadinanza nei curricula scolastici, e anche sottolineare con ogni sorta d’iniziative l’importanza dei valori civici.

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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