Tra
fischi di rondoni e di locomotive, le aspirazioni
turistiche di Tartaro e Catarro – L’istantanea
creazione di un fiore che non potrà mai appassire –
Come vuole la stagione, anche la Fantastica è in piena
fioritura: da un filo d’erba nasce una foresta con sopra
un cielo verde, e poi una chiesa, un castello, uno
zampillo, che ovviamente è la zampetta di un agnello –
E poi, in giro per il mondo sulle navi di corteccia che
navigano nel ruscello o nella fontanella
– Non
contorna!
– Perché
non contorna?
– Contornano
le rondini, quest’anno?
– Essere
contornati dalle rondini che contornano Cortona e dai
rondoni che fischiano fischiano fischiano come trenini acuti
mentre entrano nei buchi più alti delle case, in quelle
vecchie stazioncine rotonde, è uno spettacolo!
E
da “Carbonaia” si vede bene da dove sono venuti… «Da
l’Africa» dico indicando ai ragazzi-bambini della scuola
elementare media-in-me-diatica, istantanea come una foto,
“Pietro Pancrazi” di Terontola-Camucia-Cortona, (dico
indicando) il Cetona e l’Amiata, che sono due piramidi.
Nel “frattanto”, Tartaro, re dei Tartari che allappano i
gialli denti e Catarro re dei Catarri accumulati in gola per
influenza aviaria, ag-giungono:
– Magari
potessi andarmene!
– Magari
potessi partire!
– Magari
potessi andare in Affrica dove l’Egitto è di casa!
– Magari
potessi tornare in Grecia!…
«E
tutti questi “Magari” formano una tribù accampata sotto
Cortona: Magari Duilio, Magari Marino, Magari Orlando
Furioso, eccetera eccetera eccetera…» dico ai
bambini-ragazzi della “Pancrazi” congegnando con loro
“I viaggi del Magari”, invitandoli a consultare
l’elenco telefonico casomai non ne fossero convinti… «Magari
Orlando Furioso è già impartito per la Luna» spiego. «E
Magari Marino?… Si è registrato come “Show Room
Cucine” a Perugia… in Perù, già!… È già arrivato là?»
chiedo. Proseguo nel prosieguo: «E, Magari, Duilio sceglie
una palla di carta e la butta dentro una vaschetta davanti
ai bambini incuriositi. E allora appare, multicolore, il
grande fiore giapponese: l’istantanea ninfea. E i bambini
stanno lì zitti, come dentro l’ “Accademia delle Belle
Arti”, stupefatti. Quel fiore nel loro ricordo non potrà
mai appassire. Quel fiore improvviso. Fatto per loro. In un
attimo. Davanti a loro».
Questo
laboratorio stilistico, molto raffinato e intimamente
aristocratico, l’ho ripetuto, all’inizio di quest’anno
2006, alla “Pancrazi” di Terontola-Camucia-Cortona,
perché la Fantastica, come “arte di inventare”
è un’arte dalla semplicità apparente, che cela in sé un
lavorìo, molto appartato e rigoroso, di incomposizione
della realtà-palla di carta buttata dentro una
vaschetta, da cui appare, multicolore, l’istantanea
ninfea. E poi «…un immenso filo d’erba, appare. Una
minuscola foresta è l’Apparita. Un cielo verde
verde. Una chiesa in valigia sulla torre di un castello. Il
castello a cavallo. A cavallo di che?… di uno
“zampillo”… che… è la piccola zampa di un
agnello… Lo zampillo in un sacco aperto su un campo di
grano. Un campo di grano spiegato… Mi sono spiegato?»
dico alle ragazze-bambine rimbambine: «Basta essere un poco
più attente, per notarvi, in questa “palla di carta”,
una manipolazione delle parole, la creazione di parole
nuove, il gioco degli equivoci verbali, il recupero del
senso primo di certe parole, le combinazioni dei suoni…
attraverso la sua breve, ma intensa appartenenza al surreale»
osservo per concludere, e conchiudo: «Un uomo con una
scatola entra all’Accedemia delle Belle Arti. E si siede
su una panca esaminando la scatola attentamente. Poi apre la
scatola con un apriscatole che non è un “rompiscatole”
e nemmeno un “dispettore scolastico”. E pone con cura,
molto sicuro di sé, sopra dell’ovatta di Pasqua,
l’apriscatole nella scatola, e richiudendo la scatola con
un “chiudiscatole”, pone la scatola delicatamente in
mostra sulla panca, e se ne va tranquillo sorridendo, e
zoppicando raggiunge la Chiana dove lo attende una grossa
nave-scatola, bianchissima come una nana bianca. E
mentre sale sopra la nave-scatola, esamina il chiudiscatole
sorridendo, e poi lo butta nella Chiana. E proprio in
quell’istante, la nave scompare istantaneamente… Perché?»
domando a bambine e ragazze, a ragazze e ragazzi della
“Pancrazi”.
– … Perché?…
è infinito il viaggio?
– Magari!
– … Non
contorna! Continua.
– Perché
non contorna?
– La
risposta è nel prossimo viaggio del Magari. «Tutto quaggiù
può nascere da un’attesa infinita» scrive Paul Valéry.
Ingenua e bendestra, l’infanzia dei viaggi del
Magari è la sola età in cui è possibile risuscitare il
mondo puro, non compromesso dalla meschinità e
dall’egoismo degli adulti che ingombrano il “mondo”
coi loro viaggi esosi “Tremaci quando alcuna anima monda
sentesi, sì che surga o che si mova per salir su come sopra
una quercia”.
«Ma
i bambini con la corteccia della quercia intagliano le loro
navi, che, equipaggiate di sedili e timone, veleggiano di
primo mattino nel ruscello e nella fontanella della scuola.
I viaggi intorno al mondo, in cui il gioco consisteva,
raggiungono ancora facilmente la loro meta e poi tornano a
riva. Quanto di quei viaggi è sogno resta celato in uno
splendore quasi invisibile, uno splendore che si estendeva
su ogni cosa. L’occhio e la mano della madre cingevano il
loro regno» (Martin Heidegger, “Il sentiero di
campagna”).
Filippo
Nibbi
Nota
“nana”
è una voce di campagna intradicibile in
“anatra”, che contorna bene le patate in forno, se si
vuole.
|