FOGLIO LAPIS - APRILE - 2006

 
 

Tra fischi di rondoni e di locomotive, le aspirazioni turistiche di Tartaro e Catarro – L’istantanea creazione di un fiore che non potrà mai appassire – Come vuole la stagione, anche la Fantastica è in piena fioritura: da un filo d’erba nasce una foresta con sopra un cielo verde, e poi una chiesa, un castello, uno zampillo, che ovviamente è la zampetta di un agnello – E poi, in giro per il mondo sulle navi di corteccia che navigano nel ruscello o nella fontanella

 

Non contorna!

Perché non contorna?

Contornano le rondini, quest’anno?

Essere contornati dalle rondini che contornano Cortona e dai rondoni che fischiano fischiano fischiano come trenini acuti mentre entrano nei buchi più alti delle case, in quelle vecchie stazioncine rotonde, è uno spettacolo!

E da “Carbonaia” si vede bene da dove sono venuti… «Da l’Africa» dico indicando ai ragazzi-bambini della scuola elementare media-in-me-diatica, istantanea come una foto, “Pietro Pancrazi” di Terontola-Camucia-Cortona, (dico indicando) il Cetona e l’Amiata, che sono due piramidi. Nel “frattanto”, Tartaro, re dei Tartari che allappano i gialli denti e Catarro re dei Catarri accumulati in gola per influenza aviaria, ag-giungono:

Magari potessi andarmene!

Magari potessi partire!

Magari potessi andare in Affrica dove l’Egitto è di casa!

Magari potessi tornare in Grecia!…

«E tutti questi “Magari” formano una tribù accampata sotto Cortona: Magari Duilio, Magari Marino, Magari Orlando Furioso, eccetera eccetera eccetera…» dico ai bambini-ragazzi della “Pancrazi” congegnando con loro “I viaggi del Magari”, invitandoli a consultare l’elenco telefonico casomai non ne fossero convinti… «Magari Orlando Furioso è già impartito per la Luna» spiego. «E Magari Marino?… Si è registrato come “Show Room Cucine” a Perugia… in Perù, già!… È già arrivato là?» chiedo. Proseguo nel prosieguo: «E, Magari, Duilio sceglie una palla di carta e la butta dentro una vaschetta davanti ai bambini incuriositi. E allora appare, multicolore, il grande fiore giapponese: l’istantanea ninfea. E i bambini stanno lì zitti, come dentro l’ “Accademia delle Belle Arti”, stupefatti. Quel fiore nel loro ricordo non potrà mai appassire. Quel fiore improvviso. Fatto per loro. In un attimo. Davanti a loro».

Questo laboratorio stilistico, molto raffinato e intimamente aristocratico, l’ho ripetuto, all’inizio di quest’anno 2006, alla “Pancrazi” di Terontola-Camucia-Cortona, perché la Fantastica, come “arte di inventare” è un’arte dalla semplicità apparente, che cela in sé un lavorìo, molto appartato e rigoroso, di incomposizione della realtà-palla di carta buttata dentro una vaschetta, da cui appare, multicolore, l’istantanea ninfea. E poi «…un immenso filo d’erba, appare. Una minuscola foresta è l’Apparita. Un cielo verde verde. Una chiesa in valigia sulla torre di un castello. Il castello a cavallo. A cavallo di che?… di uno “zampillo”… che… è la piccola zampa di un agnello… Lo zampillo in un sacco aperto su un campo di grano. Un campo di grano spiegato… Mi sono spiegato?» dico alle ragazze-bambine rimbambine: «Basta essere un poco più attente, per notarvi, in questa “palla di carta”, una manipolazione delle parole, la creazione di parole nuove, il gioco degli equivoci verbali, il recupero del senso primo di certe parole, le combinazioni dei suoni… attraverso la sua breve, ma intensa appartenenza al surreale» osservo per concludere, e conchiudo: «Un uomo con una scatola entra all’Accedemia delle Belle Arti. E si siede su una panca esaminando la scatola attentamente. Poi apre la scatola con un apriscatole che non è un “rompiscatole” e nemmeno un “dispettore scolastico”. E pone con cura, molto sicuro di sé, sopra dell’ovatta di Pasqua, l’apriscatole nella scatola, e richiudendo la scatola con un “chiudiscatole”, pone la scatola delicatamente in mostra sulla panca, e se ne va tranquillo sorridendo, e zoppicando raggiunge la Chiana dove lo attende una grossa nave-scatola, bianchissima come una nana bianca. E mentre sale sopra la nave-scatola, esamina il chiudiscatole sorridendo, e poi lo butta nella Chiana. E proprio in quell’istante, la nave scompare istantaneamente… Perché?» domando a bambine e ragazze, a ragazze e ragazzi della “Pancrazi”.

– … Perché?… è infinito il viaggio?

Magari!

– … Non contorna! Continua.

Perché non contorna?

La risposta è nel prossimo viaggio del Magari. «Tutto quaggiù può nascere da un’attesa infinita» scrive Paul Valéry. Ingenua e bendestra, l’infanzia dei viaggi del Magari è la sola età in cui è possibile risuscitare il mondo puro, non compromesso dalla meschinità e dall’egoismo degli adulti che ingombrano il “mondo” coi loro viaggi esosi “Tremaci quando alcuna anima monda sentesi, sì che surga o che si mova per salir su come sopra una quercia”.

«Ma i bambini con la corteccia della quercia intagliano le loro navi, che, equipaggiate di sedili e timone, veleggiano di primo mattino nel ruscello e nella fontanella della scuola. I viaggi intorno al mondo, in cui il gioco consisteva, raggiungono ancora facilmente la loro meta e poi tornano a riva. Quanto di quei viaggi è sogno resta celato in uno splendore quasi invisibile, uno splendore che si estendeva su ogni cosa. L’occhio e la mano della madre cingevano il loro regno» (Martin Heidegger, “Il sentiero di campagna”).

                                                       

                                                                  Filippo Nibbi

 

Nota

“nana” è una voce di campagna intradicibile in “anatra”, che contorna bene le patate in forno, se si vuole.

   


                                                  

 
 

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