Un
villaggio nel folto della foresta amazzonica nel racconto
di un quotidiano di Quito, Ecuador - Quando manca persino
la documentazione anagrafica, e gli alunni non conoscono
nemmeno la propria data di nascita - L'età scolastica
scatta non appena il bambino mostra di poter seguire le
lezioni - Due capanne-aula e quindici alunni - Ma per
proseguire gli studi la scuola più vicina è a cinque giorni
di cammino
La foresta amazzonica sembra
infinita, il verde della flora esuberante si fonde all'orizzonte
con l'azzurro del cielo. In mezzo a questo mare di vegetazione
ci sono scenari e storie poco conosciute.
E' questo il caso di Pindoyacu,
un piccolo "pueblo" che si estende su non più di dieci ettari
ai margini del fiume Guayusa. Al centro si trovano sette
capanne sparpagliate in cui abitano quattro famiglie Achuar,
due Kichwas e una di mescolanza Zàpara-Achuar. Sono quaranta
abitanti in tutto.
Il
villaggio si trova circa trecento chilometri a sudest di
Puyo, una cittadina che si trova all'inizio della foresta
amazzonica, nella giurisdizione di Rio Tigre il cui capoluogo
è Conambo. Il suo contatto con Puyo, a 45 minuti di volo,
è possibile solo con i piccoli aeroplani che operano su
piste corte e rudimentali. La pista locale misura 430 metri.
La foresta inestricabile, così come serve da dispensa e
farmacia naturale e li protegge dall'azione predatrice della
colonizzazione, è anche una muraglia che la loro squallida
economia non permette di oltrepassare.
Infatti
il noleggio di un aeroplano è molto caro, dice il presidente
della comunità Venancio Santi: in una impresa privata costa
327 dollari. Vola al massimo due volte al mese, aggiunge
Pascual Andy professore della scuola, unidocente da cinque
anni. Ha quindici studenti, dalla prima alla sesta classe,
tranne la quinta perché non ci sono alunni.
La scuola consta di due aule,
una costruita quindici anni fa da una compagnia petrolifera
che passò di qui, e l'altra realizzata dal Consiglio provinciale
circa dieci anni fa, con legname del posto e tetto in lamiera
di zinco. A mezzogiorno sembrano forni, dice Andy, che a
quest'ora preferisce portare i suoi alunni in una capanna
tradizionale di paglia. La temperatura supera i quaranta
gradi.
Andy
fa anche un'altra rivelazione. A Pindoyacu, così come in
altre comunità disperse nella giungla, i suoi abitanti non
sono iscritti nel Registro civile, e tanto meno hanno documenti
d'identità. La loro età si stima, non si precisa: io debbo
avere 65 anni, dice Venancio Santi, uno dei quattro anziani
della comunità che parla solo Shuar. Andy traduce.
Non
hanno cittadinanza ecuadoriana nonostante siano nati e vivano
nel suo territorio. Per questa ragione, per esempio, non
beneficiano di programmi come il "buono solidale", dice
il presidente dell'Organizzazione della nazionalità Zàpara
dell'Ecuador (ONAZE), Brasilio Santi. Gli anziani e le diciassette
madri di famiglia potrebbero usufruire del sussidio governativo,
però dovrebbero iscriversi all'anagrafe. Per questo motivo
l'ONAZE organizzò una campagna di iscrizione tardiva, in
dicembre, che per causa di forza maggiore fu poi rinviata.
Dato
che la loro è una economia di sussistenza e il denaro non
è indispensabile, non era sembrato importante avere dei
documenti personali. A scuola i bambini vanno "quando si
vede che già hanno una età per assistere alle lezioni".
Però la necessità di avere atti di nascita è stata riproposta
dalla creazione del "Colegio Akamaru" a Conambo (il colegio
corrisponde alla scuola media superiore italiana, n.d. tr.),
che si trova a cinque giorni di distanza per un sentiero
percorribile solo a piedi, o alla stessa distanza di tempo
per via fluviale, o a venti minuti di aereo.
La ONAZE costruì un posto
di prima assistenza a Pindoyacu, per dare una presenza medica
di base. Il suo costo è di ottanta milioni di sucres ed
è dotato di radio di comunicazione VHF (costata 1500 dollari),
una canoa con motore fuoribordo (35,8 milioni di sucres),
medicine e strumenti basilari (cinque milioni di sucres).
I fondi provengono dalla ONG tedesca Hindio Hilfe, che ha
fornito diecimila dollari per progetti simili in altre quattro
comunità del gruppo dell'ONAZE. Le cure di emergenza vengono
fornite dal promotore per la salute, Ernesto Santi (della
stessa comunità), che la ONAZE ricompensa con 100 mila sucres
al mese.
Gli abitanti di Pindoyacu
soffrono di malattie croniche. L'arrivo delle Brigate Mediche
e della Malaria è sospeso perché il Ministero della Sanità
deve alla compagnia "Alas de Socorro", operatrice del programma
di ambulanza aerea, 290 milioni di sucres. Gina Orrala,
medico della Direzione salute del Pastaza (un ente ecuadoriano
di assistenza), visita la comunità prima dell'emergenza.
Miguel Santi, che stima la sua età in 50 anni, con l'aiuto
di Bolivar Santi come traduttore lamenta dolori al petto
e alla testa, febbre e diarrea. La zona è conosciuta anche
come Zanendococha (lago delle zanzare). La mancanza di mezzi
limita le cure mediche, poiché sono più di duecento le comunità
sotto il controllo della Direzione salute del Pastaza.
(dal quotidiano
El Comercio, Quito, 24 febbraio 2000; traduzione di Emanuela
Levi)
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