FOGLIO LAPIS - APRILE 2000

 
 

VISIONI

 

LA "SCUOLA VIVENTE" DI FRANK LLOYD WRIGHT

 
 

Come uno dei massimi interpreti dell'architettura e dell'urbanistica del Novecento immaginò gli spazi dedicati all'istruzione nella sua città universale - La dimensione ridotta, l'apertura sull'esterno, il costante contatto con la realtà circostante - E una formazione fondata sull'esperienza diretta della natura - Proprio l'opposto della scuola come ghetto, come isola del sapere libresco chiusa all'interno del suo luogo specifico

 

"Qualsiasi centro culturale chiamato scuola nella città universale dovrebbe essere situato in un parco naturale nel posto più bello dell'intera regione, preferibilmente nelle vicinanze di un corso d'acqua o di uno specchio d'acqua di vaste proporzioni". Così Frank Lloyd Wright, in una delle sue opere più celebri (La Città Vivente, New York 1958), localizza il suo ideale luogo dell'istruzione. Come si vede il celebre architetto americano, la cui dirompente lezione urbanistica dominò la prima metà del Novecento facendo a pezzi i vecchi schemi della città cresciuta per sovrapposizione sul modello medioevale, attribuisce alla scuola una collocazione privilegiata, corrispondente al ruolo sociale di questa istituzione. Lloyd Wright sottolinea ovviamente lo stretto rapporto fra la funzione della struttura fisica e le sue caratteristiche materiali: "edifici a prova d'incendio costruiti in metallo e in vetro... adattati agli usi delle giovani esistenze che vi possono crescere alla luce del sole, per affezionarsi agli ideali della libertà, amare la terra, amare lo spazio e godere della luce".

L'autore della "Città vivente" parla di singole unità scolastiche di piccole dimensioni, di gruppi di unità che potrebbero essere costruiti attorno a cortili comuni, e avere in comune una sala di riunioni, uno spazio per i giochi all'aperto, una sala da disegno e lavori plastici, una sala da pranzo e una cucina, dove gli stessi allievi imparerebbero a preparare i cibi. Parla di cortili alberati con aiuole di fiori e ortaggi che verrebbero coltivate dai bambini. Infatti "i calli sul palmo delle mani sarebbero un titolo onorifico... ogni giovane imparerebbe a conoscere la potenzialità del suolo e i misteri della mente non soltanto lavorando sul suolo e in esso, ma educando la mano a disegnare, modellare o colorire quel che ha visto nella natura; imparando ad ascoltare la musica nel suono del grido degli animali, del vento tra gli alberi, dell'acqua che scorre e che cade. Imparerebbe per esperienza ad avere un'intelligenza visiva, perché essere veramente moderni significa avere un'intelligenza visiva."

Secondo Lloyd Wright "imparare ad osservare... le forme della natura e a disegnarle bene risveglierebbe certe facoltà ma, cosa più importante, favorirebbe l'intimo accostamento allo studio di ogni astrazione della struttura della natura: essendo nel suo complesso lo studio che denominiamo 'astrazione' una specie di studio dell'architettura elementare." E ancora: "per questi bambini... un insegnante per gruppo - un gruppo, diciamo, che va dai quindici fino ai quaranta scolari (o meglio, apprendisti) - non sarebbe una media troppo bassa, né troppo alta. Quando fossero capaci di ispirare queste giovani vite fertili, gli insegnanti sarebbero i lavoratori meglio retribuiti della città, perché dovrebbero essere gli individui meglio qualificati come uomini... Non ci sarebbe prezzo troppo alto che la generazione al comando non sia disposta lietamente a pagare per questa capacità umana di ispirare la giovane generazione in via di sviluppo".

Unità organiche, così Lloyd Wright chiama i singoli nuclei in cui scompone la struttura della sua ideale visione educativa, contrapponendoli alla tradizionale scuola inorganica. "Dieci di queste unità organiche per ognuna delle unità maggiori inorganiche, quelle che stanno ora tentando di funzionare in edifici simili a fabbriche sui duri lastricati delle città sovraffollate a favore di branchi di umanità; o quelle nuove scuole sperimentali costruite sul modello di un circo, ma senza alcun mutamento di pensiero... se non quello di accentuare e continuare le finzioni dell'idea convenzionale di 'infanzia felice'. I bambini non andrebbero più a scuola per essere addestrati ad accettare lietamente le future benedizioni di un impiego quali soddisfatti schiavi del salario. Il sistema del 'pagamento in contanti' non avrebbe più successo."

r.f.l.

Nota: Le citazioni virgolettate sono tratte dall'edizione italiana di "La città vivente", traduzione di Enrica Labò, editore Einaudi, Torino 1966.
Nella foto: FRANK LLOYD WRIGHT    

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