Come
uno dei massimi interpreti dell'architettura e dell'urbanistica
del Novecento immaginò gli spazi dedicati all'istruzione
nella sua città universale - La dimensione ridotta, l'apertura
sull'esterno, il costante contatto con la realtà circostante
- E una formazione fondata sull'esperienza diretta della
natura - Proprio l'opposto della scuola come ghetto, come
isola del sapere libresco chiusa all'interno del suo luogo
specifico
"Qualsiasi
centro culturale chiamato scuola nella città universale
dovrebbe essere situato in un parco naturale nel posto più
bello dell'intera regione, preferibilmente nelle vicinanze
di un corso d'acqua o di uno specchio d'acqua di vaste proporzioni".
Così Frank Lloyd Wright, in una delle sue opere più celebri
(La Città Vivente, New York 1958), localizza il suo ideale
luogo dell'istruzione. Come si vede il celebre architetto
americano, la cui dirompente lezione urbanistica dominò
la prima metà del Novecento facendo a pezzi i vecchi schemi
della città cresciuta per sovrapposizione sul modello medioevale,
attribuisce alla scuola una collocazione privilegiata, corrispondente
al ruolo sociale di questa istituzione. Lloyd Wright sottolinea
ovviamente lo stretto rapporto fra la funzione della struttura
fisica e le sue caratteristiche materiali: "edifici a prova
d'incendio costruiti in metallo e in vetro... adattati agli
usi delle giovani esistenze che vi possono crescere alla
luce del sole, per affezionarsi agli ideali della libertà,
amare la terra, amare lo spazio e godere della luce".
L'autore
della "Città vivente" parla di singole unità scolastiche
di piccole dimensioni, di gruppi di unità che potrebbero
essere costruiti attorno a cortili comuni, e avere in comune
una sala di riunioni, uno spazio per i giochi all'aperto,
una sala da disegno e lavori plastici, una sala da pranzo
e una cucina, dove gli stessi allievi imparerebbero a preparare
i cibi. Parla di cortili alberati con aiuole di fiori e
ortaggi che verrebbero coltivate dai bambini. Infatti "i
calli sul palmo delle mani sarebbero un titolo onorifico...
ogni giovane imparerebbe a conoscere la potenzialità del
suolo e i misteri della mente non soltanto lavorando sul
suolo e in esso, ma educando la mano a disegnare, modellare
o colorire quel che ha visto nella natura; imparando ad
ascoltare la musica nel suono del grido degli animali, del
vento tra gli alberi, dell'acqua che scorre e che cade.
Imparerebbe per esperienza ad avere un'intelligenza visiva,
perché essere veramente moderni significa avere un'intelligenza
visiva."
Secondo Lloyd Wright "imparare
ad osservare... le forme della natura e a disegnarle bene
risveglierebbe certe facoltà ma, cosa più importante, favorirebbe
l'intimo accostamento allo studio di ogni astrazione della
struttura della natura: essendo nel suo complesso lo studio
che denominiamo 'astrazione' una specie di studio dell'architettura
elementare." E ancora: "per questi bambini... un insegnante
per gruppo - un gruppo, diciamo, che va dai quindici fino
ai quaranta scolari (o meglio, apprendisti) - non sarebbe
una media troppo bassa, né troppo alta. Quando fossero capaci
di ispirare queste giovani vite fertili, gli insegnanti
sarebbero i lavoratori meglio retribuiti della città, perché
dovrebbero essere gli individui meglio qualificati come
uomini... Non ci sarebbe prezzo troppo alto che la generazione
al comando non sia disposta lietamente a pagare per questa
capacità umana di ispirare la giovane generazione in via
di sviluppo".
Unità
organiche, così Lloyd Wright chiama i singoli nuclei in
cui scompone la struttura della sua ideale visione educativa,
contrapponendoli alla tradizionale scuola inorganica. "Dieci
di queste unità organiche per ognuna delle unità maggiori
inorganiche, quelle che stanno ora tentando di funzionare
in edifici simili a fabbriche sui duri lastricati delle
città sovraffollate a favore di branchi di umanità; o quelle
nuove scuole sperimentali costruite sul modello di un circo,
ma senza alcun mutamento di pensiero... se non quello di
accentuare e continuare le finzioni dell'idea convenzionale
di 'infanzia felice'. I bambini non andrebbero più a scuola
per essere addestrati ad accettare lietamente le future
benedizioni di un impiego quali soddisfatti schiavi del
salario. Il sistema del 'pagamento in contanti' non avrebbe
più successo."
r.f.l.
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Nota:
Le citazioni virgolettate sono tratte dall'edizione
italiana di "La città vivente", traduzione di Enrica
Labò, editore Einaudi, Torino 1966.
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Nella foto: FRANK
LLOYD WRIGHT |
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