Non
c'è dubbio che negli ultimi anni i problemi dell'istruzione,
tradizionalmente negletti, hanno ottenuto in Italia un
po' dell'attenzione che meritano - Ma resta la sensazione
che i politici più che altro se ne servano per scopi non
proprio coincidenti con le finalità educative e sociali
- Bisogna prestare più attenzione a chi considera la scuola
per quello che è: la base del nostro futuro
Un saggio curato per la Cgil
da Dario Missaglia ha documentato una volta ancora la vastità
del fenomeno "lavoro minorile", che come sappiamo è strettamente
connesso con la dispersione scolastica: è ovvio infatti
che quelle centinaia di migliaia di piccoli impiegati nell'economia
sommersa non sono certo assidui nelle aule. Nella provincia
di Napoli una nuova operazione dei carabinieri ha portato
alla scoperta di decine di casi di evasione dell'obbligo
scolastico, con relative denunce a carico di genitori inadempienti
e amministratori distratti. Si è intanto perfezionato l'iter
della riforma dei cicli scolastici, mentre sono state varate
anche le nuove norme sul finanziamento indiretto dell'istruzione
privata. Infine un discusso progetto ministeriale, che intendeva
legare la carriera retributiva degli insegnanti a incentivi
fondati su verifiche professionali, ha provocato un'accesa
protesta della categoria, che è scesa in piazza nonostante
nel frattempo fosse stata annullata la controversa iniziativa
delle prove a base di quiz.
Come si vede la cronaca di
questi ultimi tempi non è stata avara di attenzioni di varia
natura nei confronti della scuola, di solito piuttosto trascurata
dalle coperture mediatiche. La stampa italiana, forse nel
comprensibile desiderio di compensare la propria cronica
superficialità, ha moltiplicato i commenti nei quali viene
almeno formalmente assegnato all'istruzione il ruolo che
le compete: quello di luogo nevralgico in cui si decide
il nostro futuro. Si sottolinea come la scuola debba essere
considerata il più importante degli investimenti pubblici,
e di come insomma non si debba badare a spese sia per migliorare
il sistema educativo, sia per diffonderlo capillarmente
eliminando le superstiti sacche di evasione e di dispersione.
È inoltre da segnalare l'iniziativa di un quotidiano, La
Repubblica, volta a dotare le scuole di quelle attrezzature
informatiche che ormai vengono viste come supporto irrinunciabile
di ogni seria attività didattica. Una linea che lo stesso
governo ha adottato, varando d'intesa con alcune banche
le norme sui "prestiti d'onore" destinati a finanziare l'acquisto
di computer da parte degli studenti delle medie superiori.
Di scuola finalmente si parla,
dunque, dopo decenni di sostanziale disattenzione. Ma è
difficile sottrarsi alla sgradevole sensazione che non sempre
il discorso sull'istruzione sia serenamente fine a se stesso,
vincolato cioè all'essenza del problema educativo e alle
sue finalità culturali e sociali. Per esempio il dibattito
sui finanziamenti indiretti alla scuola privata ha assunto
accenti di vera e propria crociata, con una visibile polarizzazione
degli schieramenti ideologici: da una parte il guelfismo
più esasperato di chi voleva tutto e subito accantonando
ogni vincolo costituzionale, dall'altra un laicismo ghibellino
che ha spesso avuto il torto di identificare semplicemente
il "privato" con il "cattolico", restringendo così ogni
prospettiva ai molti possibili contributi educativi della
società interculturale in formazione. Il tutto inquinato
dal sospetto che la concessione contenuta nella nuova norma
fosse non già una scelta educativa ma piuttosto uno dei
termini di uno scambio: soldi alle scuole private, o almeno
a chi le frequenta, per garantire appoggi politici.
Sulla
vicenda dei quiz, destinati a individuare gli insegnanti
meritevoli di promozione retributiva, si è inscenato un
dibattito altrettanto polarizzato. Da una parte le forze
di governo imbarazzate dal disagio che la mossa ministeriale,
di per se' abbastanza maldestra, aveva diffuso in una categoria,
quella degli insegnanti, che è assai numerosa, quindi importante
dal punto di vista elettorale... Dall'altra le forze di
opposizione alla carica contro il ministro Luigi Berlinguer,
di cui si sono chieste a gran voce le dimissioni nonostante
l'autocritica, e il pronto annullamento dell'iniziativa,
da parte dell'interessato. Non sempre in quell'imbarazzo
e in questa foga polemica sono parse evidenti le autentiche
motivazioni della questione: cioè la necessità comunque
di valorizzare l'insegnamento rendendolo più professionale,
la necessità insomma di fornire a chi studia un servizio
migliore. Ebbene, la scuola merita un'attenzione più serena,
meno strumentale, in una parola disinteressata.
a.v.
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