FOGLIO LAPIS - APRILE 2000

 
 

DIBATTITI UNO

 

LA SCUOLA OSTAGGIO DELLA POLITICA

 
 

Non c'è dubbio che negli ultimi anni i problemi dell'istruzione, tradizionalmente negletti, hanno ottenuto in Italia un po' dell'attenzione che meritano - Ma resta la sensazione che i politici più che altro se ne servano per scopi non proprio coincidenti con le finalità educative e sociali - Bisogna prestare più attenzione a chi considera la scuola per quello che è: la base del nostro futuro

 

 

Un saggio curato per la Cgil da Dario Missaglia ha documentato una volta ancora la vastità del fenomeno "lavoro minorile", che come sappiamo è strettamente connesso con la dispersione scolastica: è ovvio infatti che quelle centinaia di migliaia di piccoli impiegati nell'economia sommersa non sono certo assidui nelle aule. Nella provincia di Napoli una nuova operazione dei carabinieri ha portato alla scoperta di decine di casi di evasione dell'obbligo scolastico, con relative denunce a carico di genitori inadempienti e amministratori distratti. Si è intanto perfezionato l'iter della riforma dei cicli scolastici, mentre sono state varate anche le nuove norme sul finanziamento indiretto dell'istruzione privata. Infine un discusso progetto ministeriale, che intendeva legare la carriera retributiva degli insegnanti a incentivi fondati su verifiche professionali, ha provocato un'accesa protesta della categoria, che è scesa in piazza nonostante nel frattempo fosse stata annullata la controversa iniziativa delle prove a base di quiz.

Come si vede la cronaca di questi ultimi tempi non è stata avara di attenzioni di varia natura nei confronti della scuola, di solito piuttosto trascurata dalle coperture mediatiche. La stampa italiana, forse nel comprensibile desiderio di compensare la propria cronica superficialità, ha moltiplicato i commenti nei quali viene almeno formalmente assegnato all'istruzione il ruolo che le compete: quello di luogo nevralgico in cui si decide il nostro futuro. Si sottolinea come la scuola debba essere considerata il più importante degli investimenti pubblici, e di come insomma non si debba badare a spese sia per migliorare il sistema educativo, sia per diffonderlo capillarmente eliminando le superstiti sacche di evasione e di dispersione. È inoltre da segnalare l'iniziativa di un quotidiano, La Repubblica, volta a dotare le scuole di quelle attrezzature informatiche che ormai vengono viste come supporto irrinunciabile di ogni seria attività didattica. Una linea che lo stesso governo ha adottato, varando d'intesa con alcune banche le norme sui "prestiti d'onore" destinati a finanziare l'acquisto di computer da parte degli studenti delle medie superiori.

Di scuola finalmente si parla, dunque, dopo decenni di sostanziale disattenzione. Ma è difficile sottrarsi alla sgradevole sensazione che non sempre il discorso sull'istruzione sia serenamente fine a se stesso, vincolato cioè all'essenza del problema educativo e alle sue finalità culturali e sociali. Per esempio il dibattito sui finanziamenti indiretti alla scuola privata ha assunto accenti di vera e propria crociata, con una visibile polarizzazione degli schieramenti ideologici: da una parte il guelfismo più esasperato di chi voleva tutto e subito accantonando ogni vincolo costituzionale, dall'altra un laicismo ghibellino che ha spesso avuto il torto di identificare semplicemente il "privato" con il "cattolico", restringendo così ogni prospettiva ai molti possibili contributi educativi della società interculturale in formazione. Il tutto inquinato dal sospetto che la concessione contenuta nella nuova norma fosse non già una scelta educativa ma piuttosto uno dei termini di uno scambio: soldi alle scuole private, o almeno a chi le frequenta, per garantire appoggi politici.

Sulla vicenda dei quiz, destinati a individuare gli insegnanti meritevoli di promozione retributiva, si è inscenato un dibattito altrettanto polarizzato. Da una parte le forze di governo imbarazzate dal disagio che la mossa ministeriale, di per se' abbastanza maldestra, aveva diffuso in una categoria, quella degli insegnanti, che è assai numerosa, quindi importante dal punto di vista elettorale... Dall'altra le forze di opposizione alla carica contro il ministro Luigi Berlinguer, di cui si sono chieste a gran voce le dimissioni nonostante l'autocritica, e il pronto annullamento dell'iniziativa, da parte dell'interessato. Non sempre in quell'imbarazzo e in questa foga polemica sono parse evidenti le autentiche motivazioni della questione: cioè la necessità comunque di valorizzare l'insegnamento rendendolo più professionale, la necessità insomma di fornire a chi studia un servizio migliore. Ebbene, la scuola merita un'attenzione più serena, meno strumentale, in una parola disinteressata.

 

a.v.

 

 

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